Sueños de una joven emprendedora

Mi chiamo Cristina,
mi occupo di arte/design, sostenibilità e crescita personale e il mio sogno è creare un luogo dove arte, cura e bellezza possano diventare quotidianità condivisa.

Un sogno.
Quanti oggi possono dire di averne uno?

Dopo tanti anni c’era qualcosa che volevo creare. Non aveva ancora un nome preciso, ma sapeva di foglie e ruscelli, di danze e colori, di storie e poesie sussurrate. Lo scrivevo su quaderni, per coltivarlo e portarlo alla luce.

E poi un giorno ho scritto tutto: Il nome, le attività, addirittura il FINANCIAL PLAN, il RISK ANALYSIS, il BENCHMARKING!

Volevo partecipare al programma Erasmus per Giovani Imprenditori. E per farlo, dovevo immaginare ogni dettaglio. E da qui, ho cominciato a cercare chi potesse accompagnarmi in questo, qualcuno che quel paesaggio lo stesse già camminando. Che quel sogno, per me ancora fatto d’aria e parole, lo avesse trasformato in un luogo vivo.

Ed è così che sono arrivata a Irene e Matteo, alla Finca La Furriola. Un angolo di mondo, ai piedi della Sierra Nevada, dove il loro sogno prende forma ogni giorno.

Per sei mesi sarò parte di questa realtà, e già dal primo giorno ho cominciato a vederne le sfumature: nei luoghi, nelle parole, nelle persone.

La prima persona che incontro la chiamerò Viola, è grazie a lei che avrò un tetto sulla testa in questi mesi. La sua casa è proprio di fronte a quella di Giallo, che mi accoglie con una naturalezza disarmante. Già loro due mi fanno sentire a casa.

Nei giorni seguenti, quando passo dal cancello verso la Finca, a scodinzolare ci sono Dino e India. I due mi accompagnano dove Irene e Matteo mi accolgono con i loro sorrisi che finalmente conosco dal vivo. Se volessi dare un colore anche a loro, Irene sarebbe rosso come il fuoco che arde quando racconta con passione della Finca e del suo amore per la vita. E arancione per Matteo con la sua risata contagiosa — come il tramonto caldo e calmo che abbraccia la terra in queste giornate estive. Ci stiamo conoscendo meglio, e quando racconto della mia aspirazione del realizzare questo mio progetto in Sicilia, si commuove. Anche lui viene dal Sud Italia come me, da Napoli. E c’è qualcosa che lo tocca nel sapere che qualcunə vuole ancora restare, costruire, credere in quelle terre. In parte in lui si muove un piccolo rimpianto per ciò che non ha potuto fare, accompagnato da un senso di gratitudine per ciò che altri potranno.

Attorno al tavolo in cui parliamo delle nostre idee per i giorni a venire ci sono i gatti più piccoli e dolci che abbia mai visto. Ma non fatevi ingannare: non sono lì solo a miagolare. Saranno importanti assistenti nella preparazione dello spazio, per accogliere il gruppo di ragazzi in arrivo con Global Works nei giorni successivi. Maradona è lì quando stendiamo le luci. È attratto dai bulbi: forse gli ricordano la sua carriera, da leggenda del Napoli. Io intanto li appendo tra la casa e l’albero. Leo mi segue nella pulizia del teatro, ma si ferma ogni volta che qualcosa si muove. Ha l’aria fiera, da re della savana, ma appena sposto una sedia si nasconde dietro il tendone. Poi però torna, si avvicina piano, e mi guarda spazzare come se volesse dirmi: “Bhe continuiamo!” Copito spunta con passo leggero nella pizzeria, mentre taglio zucchine e cipolle, portandomi qualcosa con cui giocare come se avessimo tempo da perdere.
I giorni con i ragazzi sono presto iniziati!
Intorno, le luci che abbiamo appeso si accendono ogni sera. C’è una bellezza silenziosa nel vedere un luogo trasformarsi per accogliere.

Ma di questo, vi racconterò presto.

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