Esto fue escrito por:
Cristina Giaquinta
In Sierra Nevada dall’America
Quando sono arrivata alla Finca La Furriola, non pensavo sarebbe stato tutto così veloce. In un attimo mi sono trovata a sapere quanti piatti, bicchieri e tovaglioli ci sono in pizzeria, come sistemare gli spazi prima di un evento, come organizzare un buffet per venti persone, e tante altre piccole cose pratiche che sembravano semplici, ma che insieme compongono un intero ecosistema.

Nelle prime settimane di luglio, in Finca La Furriola sono arrivati due gruppi di teen provenienti dagli Stati Uniti, con il programma di viaggio di Global Works Sustainable Communities & Mediterranean Culture.
Il programma propone una forma di turismo sostenibile che mette al centro l’incontro con la comunità locale, la sostenibilità e la scoperta culturale.
Per alcuni giorni, la Finca si è stata un luogo di scambio, apprendimento e scoperta reciproca. I partecipanti hanno vissuto la quotidianità della realtà rurale Andalusa attraverso attività pratiche legate alla cura dell’orto, permacultura, cucina locale, ma anche momenti di condivisione artistica e riflessione collettiva.
Questa esperienza ha lasciato un’impronta profonda non solo nei partecipanti, ma anche nel nostro team: ci ha ricordato quanto sia prezioso l’incontro tra culture, generazioni e visioni diverse del mondo!


Dal primo momento in cui ci siamo messi all’opera per accoglierli, la Finca si è trasformata. Abbiamo sistemato gli spazi, pulito e preparato ogni dettaglio con cura. C’erano energia, attesa e un pizzico di emozione nell’aria, anche da parte mia: per me era tutto nuovo, quanto lo era per loro.
Quando il primo gruppo di ragazzi è arrivato si è subito percepito come fossero emozionati, curiosi, alcuni timidi, altri già pronti a mettersi in gioco. Mentre io ero in pizzeria per preparare il pranzo, loro esploravano il giardino e si lasciavano sorprendere dai dintorni con Irene e Matteo a guidarli.
Tra le cose nuove hanno imparato cos’è la permacultura, come funziona un bagno secco, dal pollaio, al duomo (lo spazio teatrale). Poi li abbiamo divisi e a turno ciascun gruppo ha potuto fare esperienze diverse: raccogliendo origano con me, costruendo una piccola diga nel fiume con Matteo e disegnando con Irene. “After a long morning on the Finca we made our own sandwiches… The walk had incredible views.” preparato i panini da portare via alla gita al fiume, dove alcuni hanno fatto il bagno nell’acqua e altri si sono stesi sulle rocce. “We learned that the water in the river was freezing because it came from melted snow on the Sierra Nevada,” hanno raccontato nel loro diario di viaggio pubblicato online sul sito di Global Works.

La sera stessa, mentre ciascuno preparava la propria pizza scegliendo tra gli ingredienti freschi messi a disposizione, è arrivato anche Carlos, il Program Director. Con lui il team del primo gruppo era al completo, i trip leader con noi dalla mattina Marta e Thomas, sono stati sempre presenti e attenti. Matteo giostrava le pizze da mettere dentro al forno mentre si assicurava che gli ingredienti fossero posti nel giusto ordine così che il formaggio coprisse tutti gli altri ingredienti e non viceversa. Io nel frattempo spiegavo ai ragazzi la maniera di sgranare l’origano secco e rispondere alle loro perplessità.

Nei giorni successivi, oltre alle attività nella natura, hanno partecipato a momenti di condivisione comunitaria, come l’incontro con le donne del paese. Attraverso l’arte dell’uncinetto hanno raccontato battaglie per l’emancipazione, la cura e il senso di appartenenza. “We crocheted with purple string to represent female empowerment and the fight against domestic violence. We were gifted crochet butterflies before walking through the picturesque streets of Dilar.”
Ogni momento per loro è stato buono per praticare lo spagnolo (mentre con me l’italiano), al di là delle lezioni fatte.
L’ultima sera, la Finca è diventata un piccolo teatro a cielo aperto. La cena preparata alla griglia, racconti, giochi, e infine il talent show in cui ognuno ha potuto esprimere qualcosa di sé e dei propri talenti. Alcuni cantavano, altri ballavano, altri ancora recitavano o improvvisavano sketch comici. “7 acts were performed by our group members… Overall these performances were a sight for sore eyes.”
“We gathered together not only as a community but as a family,” E davvero, è stato così. Abbiamo creato un piccolo mondo dove ci si ascolta, si cucina insieme, si imparano parole nuove, si vive lontani dai telefoni (il cui uso era sospeso durante il viaggio!) e ci si guarda negli occhi.

Appena finita l’esperienza con il primo gruppo, ci siamo preparati ad accogliere il secondo. Loro nel frattempo erano stati a Valencia e in altri luoghi, ed erano pieni di nuove esperienze da condividere. E come in uno scambio naturale, quasi magico, i ruoli si rinnovavano ma lo spirito rimaneva.
Questa volta ad accompagnarli c’erano Teresa (sorella di Marta), Mohammad e Isabella, con diverse storie da raccontare. Anche le attività si sono ripetute, ma ogni gruppo ha dato un’accento diverso al tempo trascorso insieme. Il secondo gruppo ha anche raccolto origano, camminato fino al fiume, fatto il bagno nelle acque gelide, condiviso merende, creato performance per la serata finale. “The last activity of the night was the talent show, held in the dome of the finca… everyone was a star last night!”



Anche per loro la permanenza alla Finca è stata occasione di stupore, scoperta, incontro. Io nel frattempo imparavo, osservavo, partecipavo. E ogni volta mi ritrovavo a fare i conti con la bellezza dell’imprevisto, la forza della cura condivisa, il valore delle relazioni sincere.
Tra passeggiate al fiume, chiacchiere sotto gli alberi e pasti condivisi, ho cominciato a comprendere meglio il senso profondo di ciò che Irene e Matteo stavano costruendo. La loro casa, la Finca, è molto più di uno spazio fisico: è un ecosistema di relazioni, un luogo in cui l’educazione, l’arte, l’ecologia e l’accoglienza si intrecciano ogni giorno con semplicità e dedizione.

Prendere parte di questo progetto mi ha permesso di vedere quanto uno spazio ben pensato possa accogliere, trasformare, educare e ispirare. E mi ha ricordato perché sono qui: per imparare, certo, ma anche per custodire e far crescere quel sogno che porto con me.
Cristina